Progetto “Nuova Visibilità” | ’20-’21

Il Progetto è promosso dalla “Lega Italiana Fibrosi Cistica ONLUS – LIFC” ed è realizzato in collaborazione con l’Associazione di promozione Sociale AEDO (Arte Espressività e Discipline Olistiche) e con il Laboratorio di ArteTerapia Multimediale del Centro di Salute Mentale della Valle del Serchio (Azienda USL Nord Ovest Toscana).

Si tratta di un progetto innovativo per offrire un supporto psicologico, educazionale e riabilitativo ai giovani affetti da Fibrosi Cistica e ai loro genitori e care giver. 

Valutazione dei bisogni psicologici e formativi

Cosa è la la Fibrosi Cistica?

La Fibrosi Cistica è una malattia genetica grave e molto diffusa, in Italia e nel mondo.
Puoi approfondire leggendo questo articolo dedicato alla malattia.

Obiettivi

Il Progetto mira ad un potenziamento delle capacità espressive e comunicative dei partecipanti con un incremento dell’autostima e della sicurezza personale.

Esso si articola in tre  principali obiettivi:

  • offrire ai giovani affetti da questa malattia uno spazio simbolico di espressione dove poter dar forma , rappresentare e condividere i vissuti legati alla malattia
  • offrire una esperienza di ascolto e sostegno reciproco dove confrontare le difficoltà, le angosce e le speranze che intrecciano le tematiche adolescenziali con quelle della malattia.   
  • offrire un supporto psicologico relazionale ai familiari e ai care givers, attraverso percorsi pratici ed esperienziali.

Questi obiettivi sono da considerare come percorsi preliminari, ossia come una prima fase che potrà svilupparsi con nuove e più ampie iniziative, con interventi psicologici individualizzati ed ampliamento delle sedi coinvolte.

Articolazione del Progetto

Il Progetto prevede due principali iniziative: 

  • Il Soffio della Farfalla: educazione all’empatia ed espressività teatrale. 
  • Video Partecipativo e gruppo di incontro on line;

  Laboratorio Teatrale:  Il Soffio della Farfalla

«Noi malati di fibrosi siamo farfalle con le ali delicate, in grado però di spazzare via tutto»” (Alessia Mantonico, alla quale la fibrosi cistica è stata diagnosticata quando aveva appena sei mesi)

Il laboratorio è rivolto a familiari, tutor e care givers.

Si propone di offrire un supporto psicologico e relazionale attraverso percorsi pratici ed esperienziali, incentrati su tecniche di espressività teatrale e di educazione all’empatia. 

Per gli antichi Greci la Psychè era il soffio vitale che dava vita al corpo, donandogli anche l’anima e la mente. Ma Psyché, in antico greco, significa anche farfalla. La farfalla che con il battito delle sue ali crea un soffio vitale delicato ma potente, capace di far volare via le nuvole dell’ignoranza per dare vita a nuova consapevolezza.  Sarà questa la mission del laboratorio teatrale “Il Soffio della Farfalla”: portare nuovo respiro, nuova conoscenza di una condizione fisica così poco conosciuta come la Fibrosi Cistica, nonostante le 6000 persone affette in Italia.

Utilizzando la sperimentazione “teatrale” come catalizzatore di processi di consapevolezza e comunicazione, si offrirà uno spazio esperienziale per condividere i vissuti legati al contatto con la malattia e con chi ne è affetto, per poter meglio raccontare e scambiarsi esperienze, per realizzare percorsi di sensibilizzazione e di espressività. In un ambiente protetto, si esploreranno le proprie fragilità così come i propri punti di forza, ricercando nuove risorse creative per affrontare il tema sia nell’intimità del proprio ambiente che di fronte alla collettività.

Si darà l’avvio ad un percorso di espressività teatrale e scrittura scenica che crei le condizioni per una profonda appartenenza condivisa, giungendo ad un momento performativo che permetta di uscir fuori dalla sensazione di solitudine e invisibilità in cui spesso si trova chi deve lottare con questa difficile condizione. Attraverso la performance teatrale sfrutteremo la teoria fisica de “l’effetto farfalla” per abbattere il muro dell’ isolamento e sviluppare un campo empatico e una più profonda sensibilità sociale.

Sono previsti 10 incontri di due ore ciascuno, a cadenza quindicinale, co-gestiti dall’Art Counsellor e regista teatrale, Satyamo Hernandez e da una psicologa esperta in tecniche espressive e corporee, Abha Federica Mariano, con la consulenza di un medico psichiatra, Mario Betti  e di uno psicoterapeuta di formazione relazionale-sistemica, Carmine Parrella.

Articolazione

Prima Fase:  Creazione del Campo Empatico, ovvero, la zona franca   

Nella prima fase verrà costituito un gruppo di lavoro solido e compatto: in grado di mettersi in gioco; di entrare in empatia l’uno con l’altro; di svolgere percorsi strutturati che richiedono concentrazione e capacità motoria.

In pratica, approfondiremo alcune delle seguenti tematiche: 

– la conoscenza dei propri ritmi e il loro modificarsi nell’incontro con l’altro; 

– il confronto con il proprio stato d’animo nella solitudine e davanti all’altro;

– muoversi nel gruppo sperimentando metodi di sintonizzazione, con se stesso e con gli altri;

– acquisire fiducia nella corporeità propria e altrui;

– neutralizzazione dei giudizi, (bene/male, giusto/sbagliato) nel tentativo di favorire la presa

  di coscienza: l’osservazione dell’atto nel proprio contesto.   

A questo fine saranno utilizzate anche tecniche di musicoterapia e di voicework, utilizzando la voce quale veicolo in grado di promuovere processi di attivazione e osservazione.  Nell’utilizzo della voce si cercherà inoltre di dare espressione al proprio dialogo interiore e a manifestare, osservare e mettere in gioco gli stati d’animo e i propri vissuti.

Seconda Fase: Creatività ed espressione  

Incominceremo a sperimentare anche tecniche d’improvvisazione e di scrittura di gruppo (brainstorming), creando gli elementi che diventeranno i presupposti e le risorse per le prossime fasi di lavoro:

Entreremo in gioco con le proprie modalità di comunicazione e comportamenti, evocando quelle situazioni capaci di ricreare, all’interno dello spazio laboratoriale (la zona franca),  le varie condizioni ed i vissuti estrapolati dalla propria esperienza di vita – traendone dei segni teatralmente significativi.

Perfezioneremo quelle capacità teatrali necessarie per poter meglio esprimere e rappresentare “davanti all’altro” la propria verità, o condizione del momento.

Troveremo alcune modalità creative per poter esprimere “la poetica” (o le poetiche) del gruppo, elaborando soluzioni artistiche per scrivere i versi tratti dalla nostra vita; rinchiusi nella cosiddetta “banalità” della nostra quotidianità.

Entreremo in contatto con lo specchio che divide l’attore dal pubblico, l’io dall’altro, affrontando le barriere relazionali.

Le prime due fasi sono state condotte via ZOOM.

Terza Fase: Preparazione alla performance – (gettare le basi per una progettualità futura)

podcastUgualmente, l’arrivo di Covid 19 ci a costretti a modificare il progetto, invece di una performance teatrale in presenza, il gruppo restituirà alla comunità attraverso la creazione di un podcast radiofonico intitolato “Il Soffio della Farfalla”.

– il Video Partecipativo e il gruppo on line

Si tratta di un’esperienza di Video Partecipativo e di gruppo on line rivolto ai ragazzi adolescenti affetti da fibrosi cistica.

L’ idea è quella di creare uno spazio di  incontro virtuale con molteplici valenze. 

  1. La prima  è il gruppo come spazio dove riconoscersi. La ricerca della L.IN.F.A. evidenzia come un adolescente su 3 affetto da fibrosi cistica si senta differente dagli altri e come 1 su 4 si senta incompreso. Possiamo ipotizzare che queste cifre indichino un quadro molto più complesso dal punto di vista psicologico in quanto la malattia interferisce pesantemente con i compiti di sviluppo della fase adolescenziale basati essenzialmente sulla relazione con i pari e sullo sviluppo di un sé sessuato con un bisogno di ridefinire il rapporto con il proprio corpo che cambia e che diventa il contenitore di sensazioni ed emozioni completamente nuove. Il gruppo è gestito da uno psicologo che permetta ai ragazzi di incontrarsi regolarmente per un certo periodo di tempo in funzione di confronto e di sostegno reciproco. Alla base c’è l’idea che una serie di vissuti difficili da elaborare possano emergere solo in un contesto protetto e con interlocutori che possano essere sentiti come emotivamente vicini.                      
  1. La seconda è il gruppo come spazio “creativo”. Nel gruppo on line i ragazzi, attraverso la tecnica del video partecipativo, saranno stimolati a creare una storia collettiva a partire dalla propria personale autobiografia. I personaggi creati saranno immaginari perché non esistono ma vengono creati collegando parti vere delle storie dei ragazzi.Questo meccanismo permette una forte identificazione nei personaggi e al tempo stesso quella giusta distanza emotiva che permette di non difendersi dalle emozioni e dai vissuti che il personaggio e la storia vuole comunicare ed esplorare.Il video partecipativo permette ai ragazzi affetti da fibrosi cistica di poter creare una rappresentazione del senso e dei vissuti legati alla malattia. Tale rappresentazione, mediata dal processo condiviso di produzione del cortometraggio, non è una fotografia statica del proprio mondo interno ma una rappresentazione dinamica che è suscettibile di cambiamenti derivati dall’incontro con le esperienze, i punti di vista, i vissuti e l’emotività degli altri partecipanti. In questo senso la produzione in forma cooperativa di un cortometraggio può fungere da spazio per l’elaborazione di vissuti ed emozioni che nell’adolescente possono rivelarsi confusi, ambivalenti , generando sentimenti di rifiuto e di marginalità che portano ad uno “stallo evolutivo” ed ostacolano il pieno ingresso dell’adolescente nell’età adulta.  Queste attività mirano ad un incremento dell’autostima che, come sottolineato dalla ricerca risulta essere ampiamente correlata alla compliance nei confronti della cura.
  2. La terza  è il gruppo come spazio per “fare insieme” con soggetti che affrontano  un analogo percorso di “affermazione”  e costruzione del sé  di fronte a una malattia o un disagio psichico.Il cortometraggio infatti verrà realizzato insieme agli utenti del laboratorio di arteterapia multimediale del centro di salute mentale di fornaci di barga che sono impegnati da anni in percorsi di videoattivismo e di animazione sociale attraverso il cinema.
  3. La quarta valenza  è legata  alla possibilità che i cortometraggi realizzati diventino una porta di accesso ai vissuti meno comunicabili da parte dei ragazzi nei confronti dei loro care givers.Infatti una volta che i cortometraggi sono stati prodotti verranno proiettati per i care givers che attraverso la tecnica del videophotolanguage saranno aiutati a esplorare i vari livelli di messaggio affidati dai ragazzi ai video.

Articolazione e fasi di realizzazione

a) selezione dei partecipanti

L’ associazione fornirà un elenco di adolescenti e giovani adulti  nelle aree di Lucca, Pisa, Prato e Firenze.

b) colloquio motivazionale

Verrà effettuato un colloquio motivazionale con ognuno dei ragazzi teso ad illustrare il progetto e a promuovere la loro partecipazione

c) attivazione dei gruppi on line

I ragazzi verranno suddivisi in due gruppi di circa 8 persone ciascuno.Gruppo Pipra (Pistoia e Prato ) e gruppo Lupi (Lucca e Pisa ).La suddivisione in zona risulterà funzionale al successivo lavoro di riprese per la realizzazione dei corti. Verrà definito un calendario di 8 incontri della durata di 1.30 h ciascuno a cadenza quindicinale per ognuno dei due gruppi, lungo un arco quindi di circa 4 mesi.Verrà testata la piattaforma on line per la videochat di gruppo e saranno verificate la compatibilità con le connessioni wifi a disposizione dei singoli ragazzi

d) realizzazione di un soggetto

attraverso il metodo della videobiografia e del video partecipativo i due gruppi  svilupperanno un soggetto cinematografico originale

e) casting

verrà effettuato un casting per la scelta degli attori.saranno i ragazzi stessi a suggerire gli attori pescando dalla loro cerchia di amici o conoscenti, oppure sarà possibile coinvolgere la loro scuola o classe di appartenenza  nel progetto.Il gruppo di attori segnalati dai ragazzi o che si sono offerti volontariamente parteciperanno a un provino on line e saranno visionati dai ragazzi dei due gruppi che sceglieranno gli attori e assegneranno i ruoli .

e) colonna sonora

per la realizzazione della colonna sonora si verificherà se qualcuno dei ragazzi dei due gruppi compone musica , suona strumenti o ha nella sua cerchia di riferimento gruppi o amici che sappiano farlo.L’ idea  di fondo è che il cortometraggio sia la sintesi di un processo di gruppo che valorizzi le relazioni esistenti  o che possa crearne di nuove.

f) realizzazione del piano di riprese

a questo punto la troupe formata da attori, utenti del laboratorio di arteterapia multimediale , volontari e care givers sarà completa e si potrà passare alla scelta delle location e alla definizione del calendario delle riprese

g) realizzazione delle riprese

normalmente sono necessari 4 giornate  piene di riprese per realizzare un cortometraggio

g) montaggio

dopo la realizzazione delle riprese si passa alla postproduzione e al montaggio conclusivo; questa fase richiede di solito dalle due alle tre settimane

h) Proiezione pubblica dei cortometraggi

verra’ creato uno o più eventi per la proiezione pubblica del cortometraggio  e del making of

  1. Video Photo language con i care givers

I care givers saranno invitati a partecipare ad un lavoro di lettura condivisa dei contenuti dei cortometraggi come rappresentazione del mondo interno dei ragazzi.Tale incontro verrà condotto con la tecnica del videophotolanguage.Dai cortometraggi verranno isolati dei fotogrammi che serviranno come stimolo per attivare risonanze emotive che saranno condivise e risignificate con l’ ausilio del gruppo.

Referenti e conduttori 

  • Carmine Parrella, psicologo dell’Azienda USL Toscana Nord Ovest, esperto di Video Partecipativo
  • William J. Hernandez in arte Satyamo, Art-Counsellor e regista teatrale
  • Abha Federica Mariano, psicologa esperta in tecniche espressive e corporee
  • Mario Betti, medico psichiatra e psicoterapeuta relazionale-sistemico, Resp. Unità Funzionale Salute Mentale Valle del Serchio, Azienda USL Toscana Nord Ovest.