Struttura della performance.
Si tratta di una forma di ‘teatro circolare’, particolarmente adatto agli ampi spazi ed alle piazze, ma può essere anche allestito sui palcoscenici tradizionali.
Il tema.
Il tema proposto è la trasformazione: la trasformazione a partire dalla sofferenza, dalle angosce, dalla disperazione.
L’ispirazione prende le mosse da Kafka e dalla sua “Metamorfosi”.
Un mattino Gregorio Samsa si desta da sogni inquieti e si trova tramutato in un enorme insetto, uno scarafaggio mostruoso e repellente.
Inizia la parabola del derelitto, dell’incompreso, dell’emarginato.
Gregorio Samsa, impiegato modello, tutto lavoro e famiglia, all’improvviso scoppia, va in pezzi, si tramuta, diventa “un’altra cosa”.
La sua è una trasformazione abortiva, un cammino incompiuto. Gregorio appare agli altri come un essere abietto e spregevole. Ma nel suo animo, intatto e sensibile, egli continua a soffrire.
Ma, lasciando da parte ogni suggestione letteraria, le scene rappresentate nascono dall’esperienza del singolo attore, vissuta e condivisa nel gruppo.
La metodologia.
In questi anni di lavoro, abbiamo sperimentato con la drammatizzazione e la regia dei propri vissuti.
La tecnica s’ispira, in parte, allo psicodramma di Moreno e, in parte, alle tecniche del Living Theatre. Il tutto si realizza all’interno di una cornice corale in cui trovano spazio tecniche di Voice Work, di Meditazione dinamica e di Entomia.
Il singolo attore propone i propri vissuti, le proprie esperienze interiori, le proprie sofferenze. E questo materiale viene condiviso ed elaborato nel gruppo.
L’attore ha la possibilità di diventare artefice dei propri vissuti e di imparare, in questo modo, a controllare, gestire e trasformare la propria sofferenza: tutto questo insieme agli altri, all’interno del gruppo.
E’ una terapia che è paradosso e condivisione ad un tempo. Ma è anche una proposta che nasce dal profondo dell’anima e che, nel trovare la sua espressione, diventa poesia.
La trama dello spettacolo si snoda attraverso una successione di scene e di vicende che nascono da esperienze interiori differenti. Il filo conduttore è sempre il medesimo: la messa in scena di esperienze intime e profonde.
Sentire la paura degli altri, la vergogna, la solitudine, la disperazione. Sentirsi addosso l’incomprensione, il rifiuto, la mancanza di affetto e un incolmabile bisogno d’amore.
Talvolta i sentimenti, le emozioni, le angosce, diventano voci: voci di accusa, di minaccia, di disprezzo.
Esprimere questi vissuti e trasformarli in arte: questa era – e rimane – la scommessa.
Le tecniche di Entomia.
Nella rappresentazione vengono rappresentati alcuni movimenti di Entomia – una disciplina che si ispira ad antiche tecniche sciamaniche dell’America pre-colombiana. Si tratta di esercizi di guarigione e di evoluzione interiore, che utilizziamo regolarmente all’interno del gruppo. Vediamo “lo scarafaggio”, capace evocare sensazioni di vergogna e paura, e “la metamorfosi del bruco in farfalla”, metafora di rigenerazione e di rinnovamento.
Il titolo.
Quale titolo potevamo trovare per la ricerca umana che intendiamo proporre?
“Le voci della solitudine” o, forse, “le voci della disperazione e della speranza”. Ma c’è anche l’aspetto catartico, trasformazionale. Ed allora ecco: “Le voci della trasformazione” o, meglio “Le voci della metamorfosi”.
E’ un lavoro fluido, aperto, suscettibile di ulteriori evoluzioni. Anche in questo sta la sua originalità.
Quelle che proponiamo sono “metamorfosi in atto” ossia “prove pubbliche di trasformazione”.
Per la regia di Satyamo Hernandez
Consulenza Scientifica Mario Betti