Prima di parlare di teatro bisogna decidere di quale teatro parliamo. Di teatro sociale, teatro d’arte civile, teatro di ricerca, di crescita personale, teatro di attivazione, teatro trasformativo, teatro di emancipazione, teatro politico, teatro di protesta, di diritto alla cittadinanza, teatro di lotta, Agit-Prop, di lotta al potere, di lotta allo stigma, di teatro della follia, che cerca nell’alterità e nella marginalità il succo della propria espressione?
E cosa è il teatro nell’era dell’entanglement, dove l’azione di una singola particella può avere ripercussioni universali, addirittura trans-dimensionali (cosa che l’artista ha sempre sospettato e sciamano sempre saputo)?
Cosa è il teatro nell’era della morte definitiva della “specializzazione” (predetto già così tanti anni fa dal visionario Buckminster Fuller), nella realizzazione che la “cosa”in sé non è assolutamente uguale alla somma delle sue parti, e che in ogni particella si nasconde la totalità della cosa intera?
Cosa è il teatro nell’era dell’olismo, dove la religione, la scienza, l’arte e la politica, invade di continuo i confini l’un dell’altro, nella ricerca di quel comune denominatore capace di traghettare l’essere umano verso la propria trasformazione e/o trascendenza?
Ma prima, urge fare alcune premesse:
Il teatro in ambito della salute mentale non può esaurirsi in “momento ludico di socializzazione” – per quello ci si può andare al centro sportivo o partecipare al gruppo filodrammatico della parrocchia.
L’operatore teatrale che lavora in ambito della salute mentale ha una formazione artistica, ma anche “terapeutica”, nel senso anglo-sassone della parola – “to care for” (prendersi cura) – che assume tutt’altra connotazione per niente sanitarizzata, mentre purtroppo in italiano, tende a predominare il significato, “rendere un trattamento”.
Oggi, esiste un importantissimo settore nel panorama dei gruppi teatrali che utilizza lo strumento “teatro” come catalizzatore di processi di consapevolezza e crescita, ponendo la ricerca teatrale all’interno di percorsi dediti allo sviluppo del potenziale umano.
La maggior parte di questi gruppi utilizza, in misura diversa, i processi formativi dell’attore, di sperimentazione ed esplorazione, per esprimere un teatro essenziale che si pone all’interno di un progetto sociale,per sviluppare percorsi e processi atti a connettere l’uomo al mondo, alla comunità che lo circonda – il sé all’altro.
Ed alcune idee chiavi…sul teatro, sul teatro sociale, sulla presenza, ma anche sulla follia, sono immerse.
Il manifesto per un teatro contemporaneo di attivazione e di trasformazione.
– Il teatro è pericolo.
– Il teatro è nutrimento.
– Il teatro è esporsi.
– Il teatro è diritto di cittadinanza.
– Il teatro è la voce PER chi non ha voce.
– Il teatro è la voce DI chi non ha voce.
– Il teatro combatte lo stigma contro ogni forma di differenza.
– IL TEATRO NON E’ FINTO.
– La finzione è un’azione vuota, priva di onestà.
– TEATRO E’ VISSUTO.
– Il teatro non è terapia, ma è terapeutico.
– Il teatro può certamente essere terapeutico, ma soprattutto per chi lo guarda.
– Il matto non ha bisogno di curarsi dalla propria follia.
– La cura ha bisogno della follia.
– La follia è come una vecchia mappa del tesoro dimenticata nello scantinato.
– Il teatro sociale si occupa di cercare nuovi paradigmi, se no, rimane puramente intrattenimento rappresentativo.
– Nella ricerca teatrale le certezze di oggi spariscono come le nuvole al sorgere del sole.
– Il teatro naviga nella complessità.
– Il cambiamento si costruisce, la trasformazione si evoca.
– Il pensiero non è capace di fare un salto quantico se non accelerato dall’ardere di una visione.
– Il pianto è sempre pianto, nonostante la causa.
– Io sono profondamente te.
– Il passo tra la conoscenza di sé e il riconoscimento nell’altro è automatico.
– L’anima è l’osservatore silenzioso presente al proprio esperire.
– Presenza è la parola magica.
– Presenza = spettatore.
– La propria presenza è lo spettatore interiore.
– Il teatro è un atto intimo.
– Se l’uomo risponde agli impulsi ciclici ed energetici della natura, è probabile che la natura risponda agli impulsi dell’uomo, cioè, che il rapporto sia bi-direzionale, o al limite interattivo.
– Quando il teatro penetra le verità nude e crude dell’essere umano, diventa terapeutico.
– Il teatro è una forza sociale, dove la collettività elabora i propri problemi per maturare processi trasformativi.
– Il teatro non è una stanza, non è un edificio, non è un luogo fisico.
– Il teatro è uno spazio vuoto animato da un accadimento coerente, coinvolgente.
– Nel teatro sociale l’azione fisica e artistica raggiunge la coscienza etica.
Satyamo W. J. Hernandez – Manifesto per un Teatro Contemporaneo (attivazione-trasformazione)
Please follow and like us: