Per tutta la vita ci siamo trovati ad affrontare le alte aspettative che il “mondo” (genitori, familiari, preti, insegnanti, amici, ecc.) ha riposto in noi.
I modelli e gli obiettivi erano così irraggiungibili e innaturali che, in un modo o nell’altro, abbiamo spesso dovuto nascondere la nostra verità nelle pieghe oscure della nostra solitudine.
Di fronte a modelli impossibili, come icone beate appese alle pareti delle nostre povere anime “immeritevoli”, la nostra verità sbiadiva e sembrava povera – fatta di paure, invidie, gelosie e pulsioni sessuali, tutte cose ritenute “meschine” e “condannabili”.
L’uomo è abile nel nascondere le sue pulsioni naturali, ma non è altrettanto abile nel metabolizzare le contraddizioni e sopportarne le incongruenze a lungo termine; quindi, troppo spesso, tra la nostra realtà interiore e il suo riflesso esteriore c’è un abisso. Ciò che siamo “dentro” raramente combacia con ciò che dimostriamo di essere “fuori”.
L’uomo, prigioniero di idee, condizionamenti, costrizioni, regole, associazioni abituali, e griglie di valutazioni prese in prestito, è composto da una popolazione di personaggi che diventano, a seconda degli eventi, questa o quella versione di sé stesso. In altre parole, l’uomo è composto da una miriade di “io”, da una moltitudine di “io” che spesso convivono senza neppure conoscersi tra di loro.
Il teatro trasformativo
L’ipotesi avanzata dal teatro trasformativo sostiene che esiste un testimone – un “me stesso”, un io presente, vivo e attivo qui e ora – che assiste a tutta la popolazione di “io” che costituisce il nostro “personaggio”.
Man mano che siamo in grado di radicarci in questo io testimone, nell’atmosfera di questo “io sono”, ci avviciniamo sempre di più a uno stato di salute mentale, alla nostra essenza più profonda ovvero a uno stato di naturalezza. Al contrario, quanto più ci allontaniamo e restiamo fissati nelle illusioni periferiche della nostra esistenza , tanto più la vita ci sfugge.
Nonostante acquisiamo tutte le sembianze e i comportamenti sociali, civili e culturali di una persona “sana” di mente, a posto con sé stessa e col mondo che la circonda, in quegli angoli oscuri del nostro essere, rimaniamo come foglie esposte alle intemperie o bambini nascosti sotto le coperte, spaventati dai propri fantasmi.
Da più di 25 anni gli esperti dell’AEDO conducono laboratori di teatro nell’ambito della mediazione artistica (nonché gruppi psico-corporee), per la crescita consapevole e sana della persona.
I suoi progetti si svolgono in collaborazione con i centri di salute mentale, con le scuole pubbliche di ogni ordine e grado, con i centri di crescita personale e nei teatri.
Per informazioni riguardo alle attività dell’associazione, contatta qui o scrivi a: associazione.aedo@gmail.com.
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